ðåôåðàò, ðåôåðàòû ñêà÷àòü
 

Ñèíòàêñè÷åñêèå è ôóíêöèîíàëüíî-ñåìàíòè÷åñêèå îñîáåííîñòè óïîòðåáëåíèÿ óñëîâíîãî íàêëîíåíèÿ â èòàëüÿíñêîì ÿçûêå


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Nei periodi ipotetici in cui il contenuto proposizionale della protasi condiziona non il contenuto proposizionale dell'apodosi ma l'azione linguistica con essa eseguibile, l'inserimento di allora da risultati marginali o agrammaticali:

(149) a. Se hai fame, (allora) ci sono dei biscotti nella credenza. b. Se posso permettermi, (allora) hai un gran bell'aspetto.

La presenza di allora è possibile nei costrutti con omissione di se, come anche con alcuni operatori di subordinazione lessicalmente «ricchi»:

(150) a. Arrivassero / Fossero arrivati in tempo i rinforzi, allora riusciremmo / saremmo riusciti ad evitare la sconfitta. b. Qualora / Ove / Laddove ricorrano le condizioni previste dal secondo comma della circolare ministeriale, allora il rilascio dei documenti richiesti avverrà entro dieci giorni. c. Ammesso che / Supposto che / Nel caso che / Nell'ipotesi che /
Nell'eventualità che Giampiero riesca ad affittare quella casa al mare, allora passeremo da lui una settimana in luglio.

Con altri operatori di subordinazione lessicalmente «ricchi» l'inserimento di allora da invece risultati agrammaticali, che si ripetono per le varianti degli stessi operatori che introducono protasi con modi verbali non finiti:

(151) a. Purché / A patto che / A condizione che tu mi faccia uno dei tuoi caffè, (allora) ti sarò eternamente grato. b. Pur di / A patto di / A condizione di ottenere un lavoro, (allora) sono disposto a trasferirmi in un'altra città.
Le protasi con modi verbali non finiti danno comunque in genere risultati inaccettabili se combinate con apodosi accompagnate da allora:

(152) a. A dirti la verità, (allora) ti trovo ingrassato. b. A darmi retta, (allora) ti troveresti meglio. c. Mangiando molto, (allora) ingrasserei. d. (Se) Preso in tempo, (allora) un raffreddore si cura in tre giorni.

I costrutti la cui apodosi è accompagnata da allora non sono reversibili, se allora viene interpretato come legato a se:
(153) a. (Allora) Andremo a sciare, se domenica ci sarà bel tempo. b. (Allora) Sparo, se non alzi le mani. c. (Allora) Chiamami a casa, se hai bisogno di me! d. (Allora) Preparami subito un filetto al pepe verde, se sei un bravo cuoco! e. (Allora) Avete avuto un inverno freddissimo, se è nevicato già in ottobre. f. (Allora) Passeremo da Giampiero una settimana in luglio, ammesso che / supposto che / nel caso che / nell'ipotesi che / nell'eventualità che riesca ad affittare quella casa al mare.

Le sequenze esemplificate in (153) sono accettabili anche con allora, purché tale avverbio venga interpretato non come elemento che collega l'apodosi alla protasi del costrutto condizionale, ma l'intero costrutto condizionale ad un eventuale contesto linguistico precedente:

(154) a. Ci sono tre voti per il mare, e otto voti per la montagna: allora I andremo a sciare, se domenica ci sarà bel tempo. b. Te l'ho già detto due volte con le buone: (adesso) allora sparo, se non alzi le mani. c. Non ti fare problemi, io non mi muovo tutto il giorno: siamo d'accordo? Allora chiamami a casa, se hai bisogno di me! ecc.

2. Le frasi concessive

Per «frasi concessive» si intendono diversi tipi di proposizioni subordinate, che pur instaurando con le proposizioni sovraordinate da cui dipendono rapporti dai significati simili, sono caratterizzate da differenze semantiche e sintattiche. Nei prossimi paragrafi saranno distinti, e trattati separatamente, tre tipi di frasi concessive: le proposizioni concessive fattuali , le proposizioni condizionali concessive, e le proposizioni a-condizionali .
L'insieme di una proposizione subordinata concessiva e della proposizione sovraordinata da cui questa dipende costituisce una frase complessa, che chiameremo «costrutto concessivo»; parleremo quindi di costrutti concessivi fattuali, costrutti condizionali concessivi, e costrutti a-condizionali, esemplificati rispettivamente in (1), (2) e (3):
(1) Benché piovesse, Antonio è uscito senza ombrello.
(2) Anche se piovesse, Antonio uscirebbe senza ombrello.
(3) a. Che ti piaccia o no, stasera andrò al cinema. b. Ovunque vada, Ugo troverà degli amici.

a) Semantica del costrutto concessivo fattuale

Quando un parlante enuncia una frase complessa come (1), mostra di ritenere che fra il «tipo di evento» presentato dalla proposizione subordinata e quello presentato dalla proposizione sovraordinata esista un contrasto: non ci si aspetta che in caso di pioggia la gente esca senza ombrello. Questa aspettativa è esprimibile tramite un costrutto condizionale, con una negazione sulla parte rilevante dell'apodosi:
(4) Normalmente se piove non si esce senza ombrello.
Inoltre, sempre enunciando una frase come (1), il parlante mostra di ritenere che in un momento cronologicamente precedente il momento dell'enunciazione stava piovendo, e che in quel momento Antonio è uscito senza ombrello: l'interlocutore assume di conseguenza che i contenuti proposizionali della subordinata e della sovraordinata siano entrambi
«veri». Questa seconda parte del significato di un costrutto concessivo fattuale è esprimibile tramite una «congiunzione», cioè tramite una costruzione coordinata con e :

(5) Pioveva e Antonio è uscito senza ombrello.

In questo senso (1) e (5) sono parziali parafrasi l'una dell'altra poiché entrambe sarebbero considerate «menzogne» sia nel caso che «non» fosse piovuto sia nel caso che Antonio «non» fosse uscito senza ombrello: per la
«verità» di costrutti del tipo di (1) e (5) è necessaria sia la verità del contenuto proposizionale della subordinata sia la verità del contenuto proposizionale della sovraordinata (o, nel caso di (5), della prima e della seconda coordinata). In termini tecnici, si dice che i contenuti delle due proposizioni sono «implicitati»dall'enunciazione del costrutto.

Il valore semantico dei costrutti concessivi fattuali è dato dalla combinazione dei due aspetti citati, e può essere rappresentato con lo schema riportato in (6), nel quale con «p» e «q» sono rispettivamente simbolizzati i contenuti proposizionali della subordinata e della sovraordinata, e con «Pi» e «q,» sono simbolizzati i «tipi di evento» presentati rispettivamente dalla subordinata e dalla sovraordinata:
(6) «benché p, q» = «se p i, non qi» E «pvero E qvero»

II contrasto soggiacente ad un costrutto concessivo fattuale (rappresentato nello schema dalla formula «se pi, non qi») viene instaurato proprio fra i
«tipi di evento», e non, più semplicemente, fra gli stessi contenuti proposizionali espressi. Se questo fosse il caso, l'aspettativa innescata da (1) dovrebbe essere espressa da (7):

(7) Normalmente se piove Antonio non esce senza ombrello.

Ma la frase (1) può essere enunciata senza creare anomalie semantiche in un universo di discorso nel quale «Antonio esce notoriamente senza ombrello, che piova o che non piova»; tale universo di discorso può anche essere trasformato in un contesto linguistico, che aggiunto ad (1) permette di ottenere una sequenza perfettamente accettabile:

(8) Benché piovesse, Antonio è uscito senza ombrello, perché lui fa sempre così: è un'abitudine acquisita da ragazzo.

Va sottolineato anche il fatto che il contrasto fra i «tipi di evento» non deve necessariamente essere «presupposto pragmaticamente», cioè far parte delle conoscenze comuni condivise. I «tipi di evento» presentati in (9), per esempio, sono ben lungi dall'essere normalmente considerati in contrasto, ma l'inserimento in un costrutto concessivo fattuale «crea» l'effetto di contrasto (per questa come per qualsiasi altra coppia di contenuti proposizionali), e così chiunque enunci (9) mostra di ritenere vero (10):
(9) Benché Verdi sia ingegnere, è una persona onesta.
(10) Normalmente se un uomo è ingegnere non è onesto.

Negli esempi utilizzati finora i «tipi di evento» presentati dalle due proposizioni si pongono in diretto contrasto l'uno con l'altro, ma è possibile trovare costrutti concessivi fattuali nei quali i «tipi di evento» presentati non sono di per sé affatto in contrasto, come per esempio in (11), immaginato nel contesto del mercato calcistico:
(11) Anche se Rossi è un grande centromediano, è veramente molto caro.
Infatti il costrutto condizionale (12), che esprime l'aspettativa soggiacente ad (11), ci appare patentemente falso, poiché, se un giocatore di calcio è molto bravo, di norma sarà anche molto caro:

12) Normalmente se un giocatore è molto bravo, non è molto caro.

Anche in questo caso però il contrasto esiste; non è un contrasto «diretto» fra i tipi di evento presentati dalle due proposizioni, ma è un contrasto
«indiretto» fra le conclusioni che a livello argomentativo si possono trarre dai due contenuti proposizionali in un determinato contesto: l'alto valore sportivo del calciatore è un argomento a favore del suo acquisto da parte di una squadra, mentre il suo prezzo molto alto può essere un argomento a sfavore, per esempio in connessione con eventuali difficoltà finanziarie o con criteri morali.

La differenza tra contrasto «diretto» e contrasto «indiretto»
(che è simile, anche se non identica, alla differenza esistente tra frasi avversative controaspettative e valoristiche non dipende però unicamente dai contenuti proposizionali espressi o dai tipi di evento presentati in un costrutto: esistono infatti frasi identiche che possono assumere l'una o l'altra interpretazione al variare dell'universo del discorso. Per esempio, una frase come (13) è facilmente interpretabile come configurante un contrasto «indiretto», dove l'intelligenza è un argomento a favore di brillanti risultati scolastici, e la mancanza di studio è un controargomento; ma se uno ritiene che le persone intelligenti devono sapere che studiare è doveroso e conveniente, allora l'intelligenza e la mancanza di studio contrastano direttamente:
(13) Anche se mio figlio è intelligente, non studia.

Una frase come (14), invece, è più facilmente interpretabile come configurante un contrasto «diretto»: qualcuno ritiene i francesi intelligenti, e si trova di fronte ad un controesempio, un francese stupido! Ma (14) è anche interpretabile con un contrasto «indiretto»; per esempio, qualcuno sa che Maria vuole sposare un francese, e sa anche che le piacerebbe sposare un ragazzo intelligente: la «francesità» di Pierre è un argomento favorevole al suo eventuale matrimonio con Maria, ma la sua stupidità è un argomento decisamente sfavorevole a tale fausto evento:
(14) Anche se è francese, Pierre è stupido.

La differenza fra contrasto diretto e contrasto indiretto è quindi un problema di interpretazione semantica controllata anche a livello pragmatico, poiché concerne il significato di un costrutto non solo in rapporto ai contenuti proposizionali espressi ed all'operatore che li collega (in questo caso concessivo fattuale), ma anche in rapporto a diversi possibili contesti ed universi di discorso.

In quanto segue utilizzeremo indifferentemente esempi di costrutti concessivi fattuali interpretabili in entrambi i modi, segnalando i casi particolari nei quali l'una o l'altra interpretazione interagiscono in modo significativo con altre caratteristiche sotto esame.

b) Sintassi del costrutto concessivo fattuale

I costrutti concessivi fattuali possono avere la proposizione subordinata introdotta da un operatore di subordinazione che porta sull'intera frase, come in (1), o da un operatore di subordinazione che si articola in modo particolare su una delle categorie sintattiche presenti nella frase, come in (15):
(15) a. Per ricco che sia, Enrico non potrà mantenerci tutti per un anno intero. b. Alto com'è, Giorgio non è riuscito a segnare un solo canestro.

c) Operatori di subordinazione proposizionali
L'operatore di subordinazione concessivo anche se introduce normalmente proposizioni subordinate all'indicativo:

(16) a. Anche se piove, esco / uscirò senza ombrello. b. Anche se sta piovendo, esco / uscirò senza ombrello. c. Anche se stasera andrò a cena fuori, non ho proprio voglia di preoccuparmi del vestito. d. Anche se eravamo in pieno inverno, la temperatura non era rigida. e. Anche se è nevicato a lungo, le strade sono pulite. f. Anche se eri in ritardo, abbiamo deciso di aspettarti. g. Anche se c'era un tempo da lupi, Riccardo volle uscire in piena notte per cercarti.

Va notato che (16a) può essere interpretato sia come costrutto concessivo fattuale, se il presente è considerato «deittico», sia come costrutto condizionale concessivo, se il presente ha valore «generico»; (16b) invece può essere solo un concessivo fattuale, poiché sta piovendo ha solo valore deittico.
Anche se introduce, sia pur raramente, anche subordinate al congiuntivo, di stile alto, letterario:
(17) a. «Altri inconvenienti sono connessi al rito del breakfast che qui è sempre molto importante anche se le materie prime che le compongono si siano di molto rarefatte» (E. Montale, Fuori di casa, Milano, Mondadori,
1976, p. 38) b. «Anche se per ora il servizio sia limitato e costoso e nessuno rischi di trovare una macchina in agguato nella propria camera . . . resta il fatto che la 'presa' dell'arrivo di un battello a Calais . . . può mettere in luce cose, fatti, incontri»

Lo stesso sapore elevato hanno le subordinate concessive fattuali introdotte da se anche, generalmente all'indicativo, raramente al congiuntivo, e da pure se e se pure, sempre all'indicativo:
(18) a. Se anche solitamente non ci muoviamo da casa durante il fine settimana, per una volta possiamo ben fare uno sforzo. b. «Lo stile del Tommaseo s'eleva all'altezza d'una vera opera d'arte ed ha un'impronta sua propria originale (. . .), se anche tradisca a volte la troppa ricercatezza» (A. Mussafia, La letteratura italiana della Dalmazia,
«II Dalmata» 1892, n. 45) c. Pure se si tratta di un risultato un po' stentato, bisogna ammettere che è sempre meglio di quanto si otteneva precedentemente. d. Se pure ci troviamo di fronte ad un caso pietoso, sapete bene che il nostro incarico non ci permette eccezioni.

Oltre ad anche se, si trovano benché, sebbene, malgrado (che), nonostante
(che), e, di stile lievemente più alto, quantunque, per quanto, ancorché e seppure, che introducono tutti subordinate al congiuntivo:
(19) a. Benché / Sebbene sia molto alto, Giorgio non è riuscito a segnare un solo canestro. b. Malgrado (che) / Nonostante (che) i prezzi fossero saliti, il negozio all'angolo era ancora conveniente. c. Quantunque / Per quanto l'onorevole fosse molto in ritardo, decidemmo di aspettarlo per evitargli eventuali spiacevoli incontri. d. Ancorché / Seppure quell'anno l'inverno fosse giunto molto presto, nel fondovalle la temperatura non era rigida, e si potevano ancora fare lunghe passeggiate.
Seppure e se pure sono omofoni in alcune parti d'Italia, ma non vanno confusi, poiché se pure introduce subordinate concessive fattuali all'indicativo (v. (18d)) e subordinate condizionali concessive con la concordanza del periodo ipotetico, mentre seppure introduce solo subordinate concessive fattuali al congiuntivo, come in (19d).

Diversamente dagli altri operatori di subordinazione citati, nonostante
(che) e malgrado (che) si combinano difficilmente con costrutti nei quali il rapporto tra i due contenuti proposizionali espressi, o tra i due «tipi di evento» presentati, sia interpretabile solo come contrasto «indiretto»:

(20) "Nonostante (che) / "Malgrado (che) Rossi sia un grande centromediano, è veramente molto caro.

Inoltre, insieme a benché e sebbene, compaiono nell'italiano substandard introducendo subordinate all'indicativo, ed in queste frasi, che sono considerate agrammaticali nell'italiano standard, il che non può essere omesso:

(21) a. Benché / Sebbene Giorgio è molto alto, non è riuscito a segnare un solo canestro. b. Malgrado (che) / Nonostante (che) i prezzi sono saliti, il negozio all'angolo è ancora conveniente.

Tramite l'utilizzo della struttura «per X che F (con verbo al congiuntivo)» si costruiscono proposizioni concessive fattuali articolate in genere su elementi aggettivali:

(22) a. Per poche che fossero le sue pretese, mantenerlo per un periodo così lungo non sarebbe certo stato uno scherzo. b. Per ingiusta che questa decisione potesse sembrare agli occhi di molti, in un caso del genere era l'unica soluzione possibile.

Una struttura come «X come / quanto F (con verbo all'indicativo)» può invece essere utilizzata per costruire una subordinata concessiva fattuale articolata su un elemento aggettivale o avverbiale:

(23) a. Alto com'è / quant'è, Giorgio non è riuscito a segnare un solo canestro. b. Intelligente come dici di essere, ti scappano un po' troppe sciocchezze in questo periodo! c. Tardi com'era, ha voluto a tutti i costi andare a fare un giro lungo il fiume.

Non necessariamente però tale struttura innesca una lettura concessiva fattuale, come si vede confrontando (24a) con la sua parafrasi concessiva fattuale (24b), che è semanticamente anomala, e con la sua parafrasi causale (24c), che invece è perfettamente accettabile:

(24) a. Ubriaco com'ero, non sono riuscito neppure a trovare il buco della serratura. b. Anche se ero molto ubriaco, non sono riuscito neppure a trovare il buco della serratura. c. Siccome ero molto ubriaco, non sono riuscito neppure a trovare il buco della serratura.

Anche l'uso dell'operatore per quanto permette la costruzione di subordinate concessive (con verbo al congiuntivo) articolate su elementi avverbiali o aggettivali:

(25) a. Per quanto tardi fossero giunti gli aiuti del ministero, erano comunque sempre meglio di niente. b. Per quanto veloci sembrassero i nostri ragazzi, gli elementi del gruppo avversario arrivavano sempre con almeno tre secondi di vantaggio.

Da segnalare che un significato molto simile si può esprimere con proposizioni subordinate concessive in cui l'operatore per quanto non si articola su un elemento aggettivale o avverbiale, ma sulla intera proposizione subordinata, come per esempio nella frase in (19c); in questi casi per quanto equivale grosso modo a benché:
(26) Per quanto / Benché gli aiuti del ministero fossero giunti tardi, erano comunque sempre meglio di niente.
(27) Per quanto / Benché i nostri ragazzi sembrassero veloci, gli elementi del gruppo avversario arrivavano sempre con almeno tre secondi di vantaggio.

d) Semantica del costrutto condizionale concessivo

II significato di un costrutto concessivo fattuale ha un duplice aspetto: fra il «tipo di evento» presentato dalla proposizione subordinata (p;) e quello presentato dalla sovraordinata (q;) viene instaurato un rapporto di contrasto (dato l'uno, non ci si aspetta l'altro); i contenuti proposizionali della subordinata e della sovraordinata (rispettivamente p e q) sono «implicitati»: la loro verità è necessaria perché l'intero costrutto sia «vero». Questo duplice valore semantico è già stato rappresentato nello schema (6).
I costrutti condizionali concessivi condividono con i concessivi fattuali il primo aspetto, secondo cui fra il tipo di evento presentato dalla proposizione subordinata e quello presentato dalla sovraordinata viene instaurato un rapporto di contrasto; lo si vede bene confrontando (1), concessivo fattuale, (Benché piovesse, Antonio è uscito senza ombrello) con
(2), condizionale concessivo (Anche se piovesse, Antonio uscirebbe senza ombrello).

Anche per i costrutti condizionali concessivi vale la distinzione fra contrasto «diretto» e contrasto «indiretto», e valgono le considerazioni pragmatiche ; perciò sono possibili sia condizionali concessivi come (2), con contrasto diretto, sia condizionali concessivi come (28), con contrasto indiretto:

(28) Anche se Rossi fosse un grande centromediano, sarebbe veramente molto caro.

Ma, a differenza dei concessivi fattuali, l'enunciazione di un condizionale concessivo non implicita la verità dei contenuti proposizionali della subordinata e della sovraordinata; (2) significa che in caso di pioggia, come in altri casi (per esempio di non-pioggia), Antonio uscirebbe senza ombrello: il contenuto proposizionale della sovraordinata deve essere vero perché l'intero costrutto risulti vero, ma il contenuto proposizionale della subordinata può essere vero o falso.
Questo secondo aspetto del significato di un costrutto condizionale concessivo, che rappresentiamo con lo schema riportato in (29), deriva dall'interazione della semantica del costrutto condizionale con il significato di anche , per cui definiamo un costrutto condizionale concessivo come il risultato dell'inserimento di un elemento lessicale del tipo di anche in un costrutto condizionale:
(29) «anche Se p, q» — «Pvero E qvero» O «pFalso E qVero»

II significato di anche agisce sulla semantica del costrutto condizionale nel modo seguente: una struttura del tipo «se p, q» indica che data la verità di p deve seguirne la verità di q, ovvero che p e q debbono essere veri non indipendentemente ma insieme; a ciò si aggiunge la «inferenza sollecitata», rappresentabile con «se non-p, non-q», secondo cui data la falsità di p deve seguirne la falsità di q. Quest'ultima clausola è normale ma non indispensabile per i costrutti condizionali, ma necessaria per la semantica dei costrutti «bi-condizionali» , rappresentabili con la ; struttura «solo se p, q». Il significato di anche si oppone al significato di solo, e «sospende» l'inferenza sollecitata: «anche se p, q» equivale a
«se p, q» ed a «se non-p, q» (come già detto sopra, la verità del contenuto proposizionale della sovraordinata, q, è necessaria per la verità dell'intero costrutto, mentre il contenuto proposizionale della subordinata, p, può essere vero o falso).

È importante però che anche si applichi all'intera proposizione subordinata del costrutto condizionale, e non solo ad un qualche suo elemento, come per esempio nel costrutto (30):

(30) Anche se bevi solo un goccio di alcol sul lavoro, il principale ti licenzierà.

Il significato intuitivo di (30) è che una infrazione seppur minima al divieto di bere alcol sul lavoro avrà come conseguenza il licenziamento da parte del principale: anche non si applica all'intera proposizione subordinata, ma solo a solo un goccio di, come si vede più chiaramente da
(31), perfettamente equivalente a (30):

(31) Se bevi anche solo un goccio di alcol sul lavoro, il principale ti licenzierà.

Quindi (30), pur superficialmente identico a (2), non è un costrutto condizionale concessivo, ma un costrutto condizionale di cui anche modifica un elemento, e significa «se bevi (moltissimo / molto / non molto / poco / pochissimo I ... I solo un goccio di) alcol sul lavoro, il principale ti licenzierà»; in quanto costrutto condizionale poi può innescare (cosa che è impossibile per un condizionale concessivo) l'inferenza sollecitata, espressa in
(32):
(32) Se non bevi (neanche solo un goccio di) alcol sul lavoro, il principale non ti licenzierà.

Ñòðàíèöû: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7


ÈÍÒÅÐÅÑÍÎÅ



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