ðåôåðàò, ðåôåðàòû ñêà÷àòü
 

Ñèíòàêñè÷åñêèå è ôóíêöèîíàëüíî-ñåìàíòè÷åñêèå îñîáåííîñòè óïîòðåáëåíèÿ óñëîâíîãî íàêëîíåíèÿ â èòàëüÿí...


(9)     Benché Verdi sia ingegnere, è una persona onesta.

(10)    Normalmente se un uomo è ingegnere non è onesto.


Negli esempi utilizzati finora i «tipi di evento» presentati dalle due proposizioni si pongono in diretto contrasto l'uno con l'altro, ma è possibile trovare costrutti concessivi fattuali nei quali i «tipi di evento» presentati non sono di per sé affatto in contrasto, come per esempio in (11), immaginato nel contesto del mercato calcistico:

(11)    Anche se Rossi è un grande centromediano, è veramente mol­to caro.

Infatti il costrutto condizionale (12), che esprime l'aspettativa soggiacente ad (11), ci appare patentemente falso, poiché, se un gio­catore di calcio è molto bravo, di norma sarà anche molto caro:

(12)      Normalmente se un giocatore è molto bravo, non è molto ca­ro.


Anche in questo caso però il contrasto esiste; non è un contrasto «diretto» fra i tipi di evento presentati dalle due proposizioni, ma è un contrasto «indiretto» fra le conclusioni che a livello argomentati­vo si possono trarre dai due contenuti proposizionali in un determi­nato contesto: l'alto valore sportivo del calciatore è un argomento a favore del suo acquisto da parte di una squadra, mentre il suo prez­zo molto alto può essere un argomento a sfavore, per esempio in connessione con eventuali difficoltà finanziarie o con criteri morali.

              La differenza tra contrasto «diretto» e contrasto «indiretto» (che è simile, anche se non identica, alla differenza esistente tra frasi av­versative controaspettative e valoristiche non di­pende però unicamente dai contenuti proposizionali espressi o dai tipi di evento presentati in un costrutto: esistono infatti frasi identiche che possono assumere l'una o l'altra interpretazione al variare dell'universo del discorso. Per esempio, una frase come (13) è facil­mente interpretabile come configurante un contrasto «indiretto», do­ve l'intelligenza è un argomento a favore di brillanti risultati scolasti­ci, e la mancanza di studio è un controargomento; ma se uno ritiene che le persone intelligenti devono sapere che studiare è doveroso e conveniente, allora l'intelligenza e la mancanza di studio contrastano direttamente:

(13)    Anche se mio figlio è intelligente, non studia.


Una frase come (14), invece, è più facilmente interpretabile come configurante un contrasto «diretto»: qualcuno ritiene i francesi intel­ligenti, e si trova di fronte ad un controesempio, un francese stupi­do! Ma (14) è anche interpretabile con un contrasto «indiretto»; per esempio, qualcuno sa che Maria vuole sposare un francese, e sa an­che che le piacerebbe sposare un ragazzo intelligente: la «francesità» di Pierre è un argomento favorevole al suo eventuale matrimonio con Maria, ma la sua stupidità è un argomento decisamente sfavorevole a tale fausto evento:

(14)    Anche se è francese, Pierre è stupido.


La differenza fra contrasto diretto e contrasto indiretto è quindi un pro­blema di interpretazione semantica controllata anche a livello pragmatico, poiché concerne il significato di un costrutto non solo in rapporto ai conte­nuti proposizionali espressi ed all'operatore che li collega (in questo caso concessivo fattuale), ma anche in rapporto a diversi possibili contesti ed universi di discorso.


In quanto segue utilizzeremo indifferentemente esempi di costrut­ti concessivi fattuali interpretabili in entrambi i modi, segnalando i casi particolari nei quali l'una o l'altra interpretazione interagiscono in modo significativo con altre caratteristiche sotto esame.


b) Sintassi del costrutto concessivo fattuale


I costrutti concessivi fattuali possono avere la proposizione su­bordinata introdotta da un operatore di subordinazione che porta sull'intera frase, come in (1), o da un operatore di subordinazione che si articola in modo particolare su una delle categorie sintattiche presenti nella frase, come in (15):

(15)    a. Per ricco che sia, Enrico non potrà mantenerci tutti per un

anno intero.

b. Alto com'è, Giorgio non è riuscito a segnare un solo cane­stro.


 

c) Operatori di subordinazione proposizionali

L'operatore di subordinazione concessivo anche se introduce nor­malmente proposizioni subordinate all'indicativo:


(16)    a. Anche se piove, esco / uscirò senza ombrello.

b. Anche se sta piovendo, esco / uscirò senza ombrello.

c. Anche se stasera andrò a cena fuori, non ho proprio voglia

di preoccuparmi del vestito.

 d. Anche se eravamo in pieno inverno, la temperatura non era

rigida.

e. Anche se è nevicato a lungo, le strade sono pulite.

 f. Anche se eri in ritardo, abbiamo deciso di aspettarti.

g. Anche se c'era un tempo da lupi, Riccardo volle uscire in

piena notte per cercarti.


Va notato che (16a) può essere interpretato sia come costrutto concessi­vo fattuale, se il presente è considerato «deittico», sia come costrutto condi­zionale concessivo, se il presente ha valore «generico»; (16b) invece può essere solo un concessivo fattuale, poiché sta piovendo ha solo valore deittico.

Anche se introduce, sia pur raramente, anche subordinate al con­giuntivo, di stile alto, letterario:

(17)    a. «Altri inconvenienti sono connessi al rito del breakfast che qui è sempre molto importante anche se le materie prime che le compongono si siano di molto rarefatte» (E. Monta­le, Fuori di casa, Milano, Mondadori, 1976, p. 38)

 b. «Anche se per ora il servizio sia limitato e costoso e nessu­no rischi di trovare una macchina in agguato nella propria camera . . . resta il fatto che la 'presa' dell'arrivo di un bat­tello a Calais . . . può mettere in luce cose, fatti, incontri»


Lo stesso sapore elevato hanno le subordinate concessive fattuali introdotte da se anche, generalmente all'indicativo, raramente al con­giuntivo, e da pure se e se pure, sempre all'indicativo:

(18)    a. Se anche solitamente non ci muoviamo da casa durante il fine settimana, per una volta possiamo ben fare uno sforzo.

b. «Lo stile del Tommaseo s'eleva all'altezza d'una vera opera d'arte ed ha un'impronta sua propria originale (. . .), se an­che tradisca a volte la troppa ricercatezza» (A. Mussafia, La letteratura italiana della Dalmazia, «II Dalmata» 1892, n. 45)

c. Pure se si tratta di un risultato un po' stentato, bisogna am­mettere che è sempre meglio di quanto si otteneva prece­dentemente.

d. Se pure ci troviamo di fronte ad un caso pietoso, sapete bene che il nostro incarico non ci permette eccezioni.


Oltre ad anche se, si trovano benché, sebbene, malgrado (che), no­nostante (che), e, di stile lievemente più alto, quantunque, per quanto, ancorché e seppure, che introducono tutti subordinate al congiuntivo:

(19)    a. Benché / Sebbene sia molto alto, Giorgio non è riuscito a segnare un solo canestro.

b. Malgrado (che) / Nonostante (che) i prezzi fossero saliti, il negozio all'angolo era ancora conveniente.

c. Quantunque / Per quanto l'onorevole fosse molto in ritar­do, decidemmo di aspettarlo per evitargli eventuali spiace­voli incontri.

d. Ancorché / Seppure quell'anno l'inverno fosse giunto mol­to presto, nel fondovalle la temperatura non era rigida, e si potevano ancora fare lunghe passeggiate.

Seppure e se pure sono omofoni in alcune parti d'Italia, ma non vanno confusi, poiché se pure introduce subordinate concessive fat­tuali all'indicativo (v. (18d)) e subordinate condizionali concessive con la concordanza del periodo ipotetico, men­tre seppure introduce solo subordinate concessive fattuali al congiun­tivo, come in (19d).


Diversamente dagli altri operatori di subordinazione citati, nonostante (che) e malgrado (che) si combinano difficilmente con costrutti nei quali il rapporto tra i due contenuti proposizionali espressi, o tra i due «tipi di evento» presentati, sia interpretabile solo come contrasto «indiretto»:


(20) "Nonostante (che) / "Malgrado (che) Rossi sia un grande centromediano, è veramente molto caro.


Inoltre, insieme a benché e sebbene, compaiono nell'italiano substandard introducendo subordinate all'indicativo, ed in queste frasi, che sono consi­derate agrammaticali nell'italiano standard, il che non può essere omesso:


(21)    a. Benché / Sebbene Giorgio è molto alto, non è riuscito a segnare

un solo canestro.

b. Malgrado (che) / Nonostante (che) i prezzi sono saliti, il nego­zio all'angolo è ancora conveniente.


Tramite l'utilizzo della struttura «per X che F (con verbo al con­giuntivo)» si costruiscono proposizioni concessive fattuali articolate in genere su elementi aggettivali:


(22)    a. Per poche che fossero le sue pretese, mantenerlo per un pe­riodo così lungo non sarebbe certo stato uno scherzo.

 b. Per ingiusta che questa decisione potesse sembrare agli oc­chi di molti, in un caso del genere era l'unica soluzione possibile.


Una struttura come «X come / quanto F (con verbo all'indicativo)» può invece essere utilizzata per costruire una subordinata con­cessiva fattuale articolata su un elemento aggettivale o avverbiale:


(23)    a. Alto com'è / quant'è, Giorgio non è riuscito a segnare un

solo canestro.

 b. Intelligente come dici di essere, ti scappano un po' troppe

sciocchezze in questo periodo!

c. Tardi com'era, ha voluto a tutti i costi andare a fare un giro lungo il fiume.


Non necessariamente però tale struttura innesca una lettura concessi­va fattuale, come si vede confrontando (24a) con la sua parafrasi concessiva fattuale (24b), che è semanticamente anomala, e con la sua parafrasi causale (24c), che invece è perfettamente accettabile:


(24)    a. Ubriaco com'ero, non sono riuscito neppure a trovare il bu­co della serratura.

b. Anche se ero molto ubriaco, non sono riuscito neppure a trovare il buco della serratura.

c. Siccome ero molto ubriaco, non sono riuscito neppure a trovare il buco della serratura.


Anche l'uso dell'operatore per quanto permette la costruzione di subor­dinate concessive (con verbo al congiuntivo) articolate su elementi avverbia­li o aggettivali:


(25)    a. Per quanto tardi fossero giunti gli aiuti del ministero, erano co­munque sempre meglio di niente.

b. Per quanto veloci sembrassero i nostri ragazzi, gli elementi del gruppo avversario arrivavano sempre con almeno tre secondi di vantaggio.


Da segnalare che un significato molto simile si può esprimere con pro­posizioni subordinate concessive in cui l'operatore per quanto non si articola su un elemento aggettivale o avverbiale, ma sulla intera proposizione subor­dinata, come per esempio nella frase in (19c); in questi casi per quanto equivale grosso modo a benché:

(26) Per quanto / Benché gli aiuti del ministero fossero giunti tardi, erano comunque sempre meglio di niente.

(27) Per quanto / Benché i nostri ragazzi sembrassero veloci, gli elementi del gruppo avversario arrivavano sempre con almeno tre secondi di vantaggio.


d) Semantica del costrutto condizionale concessivo

 

II significato di un costrutto concessivo fattuale  ha un duplice aspetto: fra il «tipo di evento» presentato dalla proposizione subordinata (p;) e quello presentato dalla sovraordinata (q;) viene instaurato un rapporto di contrasto (dato l'uno, non ci si aspetta l'altro); i contenuti proposizionali della subordinata e della sovraordinata (rispettivamente p e q) sono «implicitati»: la loro veri­tà è necessaria perché l'intero costrutto sia «vero». Questo duplice valore semantico è già stato rappresentato nello schema (6).

I costrutti condizionali concessivi condividono con i concessivi fattuali il primo aspetto, secondo cui fra il tipo di evento presentato dalla proposizione subordinata e quello presentato dalla sovraordina­ta viene instaurato un rapporto di contrasto; lo si vede bene con­frontando (1), concessivo fattuale, (Benché piovesse, Antonio è uscito senza ombrello) con (2), condizionale concessivo (Anche se piovesse, Antonio uscirebbe senza ombrello).


Anche per i costrutti condizionali concessivi vale la distinzione fra con­trasto «diretto» e contrasto «indiretto», e valgono le considerazioni pragma­tiche ; perciò sono possibili sia condizionali concessivi co­me (2), con contrasto diretto, sia condizionali concessivi come (28), con contrasto indiretto:


(28) Anche se Rossi fosse un grande centromediano, sarebbe veramente molto caro.


Ma, a differenza dei concessivi fattuali, l'enunciazione di un con­dizionale concessivo non implicita la verità dei contenuti proposizio­nali della subordinata e della sovraordinata; (2) significa che in caso di pioggia, come in altri casi (per esempio di non-pioggia), Antonio uscirebbe senza ombrello: il contenuto proposizionale della sovraor­dinata deve essere vero perché l'intero costrutto risulti vero, ma il contenuto proposizionale della subordinata può essere vero o falso.

Questo secondo aspetto del significato di un costrutto condizio­nale concessivo, che rappresentiamo con lo schema riportato in (29), deriva dall'interazione della semantica del costrutto condizionale con il significato di anche , per cui definia­mo un costrutto condizionale concessivo come il risultato dell'inseri­mento di un elemento lessicale del tipo di anche in un costrutto con­dizionale:

(29)   «anche Se p,  q» — «Pvero E qvero»  O  «pFalso E qVero»


II significato di anche agisce sulla semantica del costrutto condi­zionale nel modo seguente: una struttura del tipo «se p, q» indica che data la verità di p deve seguirne la verità di q, ovvero che p e q debbono essere veri non indipendentemente ma insieme; a ciò si ag­giunge la «inferenza sollecitata», rappresentabile con «se non-p, non-q», secondo cui data la falsità di p deve seguirne la falsità di q. Que­st'ultima clausola è normale ma non indispensabile per i costrutti condizionali, ma necessaria per la semantica dei costrutti «bi-condizionali» , rappresentabili con la ; struttura «solo se p, q». Il significato di anche si oppone al significato di solo, e «sospende» l'inferenza sollecitata: «anche se p, q» equi­vale a «se p, q» ed a «se non-p, q» (come già detto sopra, la verità del contenuto proposizionale della sovraordinata, q, è necessaria per la verità dell'intero costrutto, mentre il contenuto proposizionale del­la subordinata, p, può essere vero o falso).


È importante però che anche si applichi all'intera proposizione subordi­nata del costrutto condizionale, e non solo ad un qualche suo elemento, come per esempio nel costrutto (30):


(30) Anche se bevi solo un goccio di alcol sul lavoro, il principale ti licen­zierà.


Il significato intuitivo di (30) è che una infrazione seppur minima al divieto di bere alcol sul lavoro avrà come conseguenza il licenziamento da parte del principale: anche non si applica all'intera proposizione subordina­ta, ma solo a solo un goccio di, come si vede più chiaramente da (31), per­fettamente equivalente a (30):


(31) Se bevi anche solo un goccio di alcol sul lavoro, il principale ti licen­zierà.


Quindi (30), pur superficialmente identico a (2), non è un costrutto condi­zionale concessivo, ma un costrutto condizionale di cui anche modifica un elemento, e significa «se bevi (moltissimo / molto / non molto / poco / pochissimo I ... I solo un goccio di) alcol sul lavoro, il principale ti licen­zierà»; in quanto costrutto condizionale poi può innescare (cosa che è im­possibile per un condizionale concessivo) l'inferenza sollecitata, espressa in

(32):

(32) Se non bevi (neanche solo un goccio di) alcol sul lavoro, il principale non ti licenzierà.


e) Sintassi del costrutto condizionale concessivo

 

Poiché i costrutti condizionali concessivi risultano dall'inserimen­to di un elemento lessicale del tipo di anche in una struttura condi­zionale, la loro concordanza dei modi e dei Tempi corrisponde a quella dei costrutti condizionali. Come si è visto, l'italiano contemporaneo presenta un sistema stan­dard di concordanza, affiancato da una variante colloquiale in via di espansione anche in livelli più alti, e da un sistema «substandard», tipico solamente di alcune varietà più basse.

Nel primo sistema, nella subordinata e nella sovraordinata si tro­vano rispettivamente indicativo e indicativo, come in (33a), congiun­tivo imperfetto e condizionale semplice, come in (33b), e congiuntivo piuccheperfetto e condizionale composto, come in (33c):

(33)    a. Anche se studio di più, non imparerò niente.

b. Anche se studiassi di più, non imparerei niente.

c. Anche se avessi studiato di più, non avrei imparato niente.


La variante colloquiale del sistema standard, che, come ricordato, si sta però diffondendo verso l'alto, prevede la possibilità che l'indicativo imper­fetto sostituisca il congiuntivo piuccheperfetto nella subordinata e / o il condizionale composto nella sovraordinata, come in (34):


(34)   a. Anche se studiavo di più, non avrei imparato niente.

 b. Anche se studiavo di più, non imparavo niente.

 c. Anche se avessi studiato di più, non imparavo niente.


Nel sistema «substandard», invece dei modi congiuntivo e condi­zionale appare costantemente l'imperfetto dell'indicativo, così che (35a) corrisponde all'incirca a (33a) (ma a volte anche a (33b)), men­tre (35b) corrisponde all'incirca a (33b-c) (anche questo sistema è in realtà più complesso di quanto appaia da questa sintetica presenta­zione:

(35)    a. Anche se studio di più, non imparerò niente.

b. Anche se studiavo di più, non imparavo niente.


Una serie di altre combinazioni è dovuta all'interferenza tra il sistema dell'italiano standard, che prevede congiuntivo nelle subordinate e condizio­nale nelle sovraordinate, ed alcuni usi dialettali, caratterizzati da sistemi «simmetrici» che prevedono o congiuntivo nella subordinata e nella so­vraordinata, o condizionale nella subordinata e nella sovraordinata. Questi usi sono inaccettabili, decisamente substandard, ma attestati:

(36)    a. Anche se potessi, non facessi nulla per te.

 b. Anche sei potrei, non farei nulla per te.


f) Subordinate condizionali concessive introdotte da «anche se»


L'operatore di subordinazione condizionale concessivo anche se permette diverse combinazioni di tempi nella subordinata e nella so­vraordinata, con la concordanza all'indicativo:

(37)    a. Anche se piove, esco / uscirò senza ombrello. (= 16a)

b. Anche se domenica ci sarà (sicuramente) bel tempo, non

potremo andare a sciare: ho del lavoro da finire.

 c. Anche se (per caso) ti sei ricordato di riportarmi quel libro che ti avevo prestato, questa settimana non riuscirò a leg­gerlo perché mi si sono rotti gli occhiali.


Come già segnalato, (37a) può essere interpretato sia come condizionale concessivo, con il contenuto proposizionale della subordinata vero o falso (se il presente ha valore «generico»), sia co­me concessivo fattuale, con il contenuto proposizionale della subor­dinata vero (se il presente ha valore «deittico»). (37b), invece, assu­me molto difficilmente l'interpretazione di concessivo fattuale: anche l'inserimento di sicuramente non riesce a conferire la certezza della verità al contenuto proposizionale della subordinata, che è proiettato nel futuro. (37c), al passato, è interpretabile come condizionale con­cessivo grazie all'aggiunta di per caso, che favorisce una interpretazione dubitativa; ma normalmente costrutti introdotti da anche se con i Tempi passati dell'indicativo vengono interpretati come concessivi fattuali:

(38)    a. Anche se hai comprato il giornale, non riuscirò a leggerlo

(perché mi si sono rotti gli occhiali).

b. Anche se ti sei ricordato di portare la carbonella, non pos­siamo preparare la grigliata (perché piove).


Queste caratteristiche dei costrutti introdotti da anche se fanno pensare che tale operatore di subordinazione «neutralizzi» l'opposizione tra conces­sivi fattuali e condizionali concessivi, o che i costrutti concessivi fattuali in­trodotti da anche se siano la versione «bi-affermativa» dei cor­rispondenti costrutti condizionali concessivi (una eventuale versione «bi-negativa», che comporterebbe la falsità dei contenuti proposizionali della su­bordinata e della sovraordinata, è esclusa a priori dalla definizione semanti­ca , che prevede la necessaria verità di q, il contenuto pro­posizionale della sovraordinata).


Quando anche se si combina con l'imperfetto indicativo nella su­bordinata e nella sovraordinata (non si confondano però questi co­strutti con quelli formalmente identici ma appartenenti o alla varian­te colloquiale dell'italiano standard, o al sistema substandard: v. ri­spettivamente le frasi (34b) e (35b)), l'interpretazione con­dizionale concessiva è di nuovo possibile; si confronti (39a), che può avere una lettura fattuale ed una ipotetica (quella parafrasata tra pa­rentesi), con (39b), che per la presenza dell'operatore di subordina­zione sebbene è solo concessivo fattuale:

Ñòðàíèöû: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8


ÈÍÒÅÐÅÑÍÎÅ



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